Latina. Qui sanità. Enrico Forte (DS): «Il mercato richiede ampie misure di intervento per più rispondente ai bisogni diversificati della gente»

8-3-2024

Economia

Latina. Qui sanità. Enrico Forte (DS): «Il mercato richiede ampie misure di intervento
per più rispondente ai bisogni diversificati della gente»

«Il sistema sanitario italiano è tra i migliori del mondo. Esso va difeso nei suoi principi
e nella sua strutturazione. È in questa logica che si deve muovere ogni iniziativa di
aggiustamento e di rinnovamento sia in generale che nelle diverse realtà territoriali». Enrico
Forte, segretario della Federazione dei Democratici di Sinistra osserva: «La
spesa per la protezione in Italia, in percentuale sul pil, si aggira attorno al 24% ed è al
di sotto della media europea (28%). All’interno della spesa sociale quella sanitaria ruota
attorno al 7% del Pil, meno che in Germania (10 e poco più) meno della Francia (9,6). Non
è vero, dunque, che il sistema sanitario italiano è troppo costoso. È vero, invece, che la
spesa sanitaria privata, all’interno della spesa sanitaria complessiva è più alta che altrove
e che in una certa misura, esse si sovrappongono. Ciò dipende dalle lunghe liste di attesa
per accedere ai servizi pubblici, da inefficienze burocratiche e da carenze strutturali.
Questi sono allora i problemi da risolvere».

«La situazione del sistema sanitario pontino richiede ampie misure di intervento per adeguarlo
strutturalmente e renderlo più rispondente ai bisogni diversificati della popolazione e
più competitivo sul mercato. Le azioni da intraprendere sono a due livelli. Da un lato quelle
a breve, dall’altro quelle a medio termine. Tra quelle brevi più urgenti si richiamano: la
ripresa dei lavori di ristrutturazione programmati, concertando con la Regione le risorse
necessarie. Senza tale operazione difficilmente si potrà migliorare la competitività. Ancora:
l’aumentare in alcuni ambiti (medicina) l’attuale dotazione di posti letto, in particolare
nella zona nord ove già l’attuale situazione appare inadeguata; l’individuare per i nove
presidi ospedalieri esistenti nuove missions specifiche, quelle attualmente prospettate
non appaiono consone, non sono condivise dai cittadini e dai loro rappresentanti istituzionali
nè dagli operatori interessati. Includere nel programma delle ASL i medici di base,
individuandone un ruolo più adeguato in rapporto alla proiezione degli interventi sul
territorio e valorizzandone la funzione di filtro nei confronti delle strutture.
Riorganizzare la rete dei servizi territoriali, che sono più vicini ai bisogni degli utenti.
Si tratta di bisogni spesso caratterizzati da problematiche complesse (salute mentale dei
bambini e degli adulti, tossicodipendenze, anziani). Non appaia superfluo, in questo caso,
ricordare che occorre sperimentare una nuova e più alta professionalità degli operatori.
Avviare, nel concreto, il processo di integrazione tra sanità ed assistenza, anche
sollecitando gli Enti Locali, ad adeguare le risorse necessarie, di propria competenza.
Ridefinire l’assetto istituzionale dando vita a due ASL (nord e sud) ed una azienda ospedaliera.
Più in generale è necessario praticare una programmazione integrata pubblico-privato,
adottando, nel contempo, un’accorta politica di riconoscimento e di accredito. Inoltre
appare indispensabile prevedere programmi e progetti di formazione continua più volte
suggeriti dal governo e dalla Comunità Europea. Ma vediamo invece le azioni di medio periodo. La prima e più
importante è quella di programmare, progettare e realizzare due nuovi presidi ospedalieri
moderni e funzionali, uno in agro pontino e uno nell’area del golfo di Gaeta. Solo in questo
modo si può provvedere ad un assetto funzionale dell’area ospdaliera, dismettendo alcuni
presidi per immettere le cubature sul mercato e destinandone altri a funzioni integrative.
La seconda iniziativa, non in ordine di importanza, riguarda la necessaria dotazione di una
rete di RSA, comunità terapeutiche e riabilitative, case famiglia, centri diurni e così via.
Tutto
ciò, accanto allo sviluppo della presenza sul territorio, potrà consentire di abbattere
la spesa opsedaliera, oggi più del 30% considerata impropria. Non solo, tutto ciò consentirà
di dare risposte più consone a coloro che oggi sono costretti a trovarla impropriamente ed
in modo inadeguato negli ospedali».

E Forte conclude con le considerazioni gestionali. «All’interno della ASL si è registrata
una conflittualità parcellizzata che sarebbe bene evitare. Si è trattato, infatti, di
questioni individuali. Se è comprensibile la difficoltà di affrontare problemi quali
la valutazione della professionalità, la più corretta collocazione funzionale nonchè
la dislocazione territoriale, diventa meno comprensibile quando tutto ciò si intreccia con
pressioni di tipo politico, di aspettative magari improprie, di un esercizio di spoil
system al di fuori di ogni logica di merito e di professionalità. Chi ne paga le conseguenze
non è solo la ASL ma tutto il sistema».


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