Parvapolis
8-3-2024
L’articolo 18 è un bene comune, i licenziamenti senza giusta causa vanno condannati. È questa la lezione della vittoria ottenuta dalla Fiom di Latina e dal suo team di legali (gli avvocati Michelangelo Salvagni, Massimo Bellomo e Pietro Libertini) con il reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati dalla Sapa Profili, azienda condannata anche al risarcimento per danni fino a 12 mensilità.
Il giudice, accogliendo la tesi dei lavoratori, ha accertato l’illegittimità della procedura di mobilità a loro danno poiché il criterio di scelta indicato dalla Sapa è risultato del tutto falso.
L’inizio di questa brutta storia risale al maggio 2014, quando la Sapa ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Fossanova e il licenziamento di tutti i suoi 136 lavoratori, causa “forti perdite economiche”. Il Tribunale ha invece accertato che mentre 130 dipendenti venivano licenziati altri 6 erano stati ricollocati nello stabilimento di Atessa, in Abruzzo. Da qui l’illegittimità dei criteri di scelta giudicati tutt’altro che oggettivi e il riconoscimento per i lavoratori ricorrenti della tutela reintegratoria piena ex art. 18 Legge n. 300/70.
Si tratta di un provvedimento destinato a superare i confini del caso specifico, con effetti che vanno ben al di là dello stabilimento Sapa di Fossanova, dimostrando quanto sia importante – contro le logiche che hanno portato al varo del Jobs Act – l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e il diritto a riavere il proprio posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa. Per la Fiom-Cgil è anche una sentenza che va nella stessa direzione dei referendum indetti per la prossima primavera che propongono di ripristinare ed estendere l’articolo 18 a tutte le forme di lavoro dipendente.
La soddisfazione per questa importante vittoria del diritto e dei lavoratori che fino alla fine sono stati in campo con la Fiom con ben 15 mesi di assemblea permanente in fabbrica, è attenuata solo dal non essere riusciti a far comprendere alle altre organizzazioni sindacali, alle istituzioni locali, regionali e nazionali, che si poteva vincere anche la battaglia per il mantenimento del sito di Fossanova.