Roma. Il Patto Noachita. Il Gran Maestro della Massoneria e il Rabbino Capo della Comunità ebraica: lo “storico” incontro su ParvapoliS
8-3-2024
Eventi & Cultura
Roma. Il Patto Noachita. Il Gran Maestro della Massoneria e il Rabbino Capo della Comunità ebraica: lo “storico” incontro su ParvapoliS
Meeting storico quello svoltosi a Villa Medici “il Vascello” – sede del Grande Oriente
d’Italia di Palazzo Giustinani – tra il venerabilissimo Gran Maestro Gustavo Raffi e
il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
È la prima volta, infatti, che Ebraismo e Massoneria si incontrano ufficialmente dopo i molti
fraintendimenti, generati dalla propaganda anti-ebraica e anti-massonica. E se è vero che
il nascente stato liberale italiano, avvalendosi di forti presenze massoniche, determinò
non solo la fine del potere temporale dei papi ma anche la fine del ghetto di Roma, è
altrettanto vera, purtroppo, la tendenza degli avversari ad associare in negativo tra
loro ebrei e massoni per la presunta segretezza dei rituali e per l’uso del simbolismo
ebraico nei templi massonici, sino alla formulazione, nei tempi bui del nazifascismo,
del cosiddetto complotto pluto-demo-giudaico-massonico. E su quest’ultimo, ha subito
ironizzato Riccardo Di Segni, ricordando la sua familiarità con tre dei quattro aggettivi
del cosiddetto complotto: quelli relativi allo spirito democratico, all’appartenenza alla
comunità ebraica e alla conoscenza della Massoneria di cui suo padre faceva parte.
«Ignoto – ha aggiunto Di Segni, tra l’ilarità dei circa quattrocento partecipanti tra
massoni e non – è stato invece sempre per me il primo aggettivo della lista: il ‘pluto’».
Lo storico incontro era stato preceduto, mesi prima, da una lettera del Gran Maestro
Gustavo Raffi al rabbino capo di Roma in occasione della Giornata della Memoria:
“Nella Giornata della Memoria – scriveva tra l’altro il Gran Maestro – sento il dovere
di ricordare come noi Liberi Muratori avvertiamo con forza, oggi più che mai, l’inderogabile
necessità che il mondo non dimentichi le atrocità commesse contro uomini e donne,
inermi e indifesi, colpevoli solo di appartenere al popolo ebraico (…) La Libera
Muratorìa, erede dei principi universali di Fratellanza, Uguaglianza e Solidarietà, alza
con forza il suo grido contro ogni barbarie, contro ogni intolleranza, contro
ogni forma di oppressione e discriminazione verso chi ci appare diverso e contro ogni
manifestazione volta a umiliare e a distruggere la dignità dell’Uomo (…)”.
La serata del Vascello è stata preparata con cura dal fratello Bernardino Fioravanti,
direttore del Servizio Biblioteca del Goi, che in breve tempo ha allestito una mostra dal
titolo “Mondo Ebraico e Massoneria” con 220 pezzi tra oggetti e documenti per illustrare
l’influenza della tradizione ebraica nel simbolismo e nei rituali libero-muratòri, nonché
i toni della violenta propaganda anti-ebraica e anti-massonica di oltre un secolo.
A Giuseppe Abramo, Gran Segretario del Grande Oriente ed esperto di ebraismo, il merito
di aver contribuito non poco alla realizzazione dell’iniziativa:
«Oggi – egli ha detto introducendo il dibattito – il Grande Oriente d’Italia si apre
al dialogo con la tradizione ebraica e sempre oggi la comunità ebraica di Roma si apre
al dialogo con la Massoneria». Continuando, il Gran Segretario ha messo in risalto
“lo straordinario respiro cosmico dell’ebraismo” e il comune atteggiamento di ebrei e massoni
nei confronti della tolleranza: l’ebraismo non si rivolge unicamente agli Ebrei e non
rivendica la cosiddetta salvezza unicamente per i propri fedeli ma la garantisce a chiunque
accetti e pratichi i Sette Precetti dei Figli di Noè, che prima di essere articoli
religiosi sono norme della ragione e della dignità umana, le stesse norme che guidano
e regolano il lavoro massonico nei diversi gradi.
Ed è appunto sui precetti noàchidi che il rabbino capo di Roma ha preso subito dopo la
parola, ricordando il patto che Dio concluse con Noè “uomo giusto e integro e che camminava
con Dio” come di lui è detto in Genesi (6 ,9), salvato dalle acque e “speranza del mondo”
come lo definisce il libro della Sapienza (14, 16), perché simbolo di una umanità
nuova che avrebbe sostituito la precedente, colpevole di violenza contro Dio e
contro gli uomini. E nella tradizione ebraica le colpe commesse dall’uomo contro l’uomo
sono ben più gravi di quelle commesse contro Dio, giacché queste ultime possono
essere rimesse nel giorno dell’espiazione o Kippur, mentre le prime necessitano
del perdono da parte dell’offeso.
Noè è il primo tipo dello Zaddiq, l’uomo giusto per eccellenza, senza distinzione di
razza, lingua, nazionalità o religione. I sette precetti dati a lui e alla sua discendenza,
benché compresi nelle 613 Mitzvoth degli Ebrei, si rivolgono ai giusti di tutte le nazioni
con un precetto positivo: l’ obbligo di istituire tribunali di giustizia e sei negativi:
divieto di idolatria, di bestemmia, di relazioni sessuali illecite, di omicidio, di furto,
e di cibarsi di animali vivi. Da questi precetti fondamentali discendono poi numerosi
corollari positivi e negativi: così, per esempio, dal divieto di omicidio deriva anche
l’obbligo di mettere in salvo una persona perseguitata; dal divieto di relazioni sessuali
illecite il divieto di castrazione degli uomini e degli animali; dal divieto di cibarsi
di animali vivi anche il divieto della caccia e così via.
Nel chiudere la manifestazione, il Gran Maestro Gustavo Raffi ha messo in evidenza il
significato dello storico incontro tra due minoranze – ebrei e massoni – spesso
accomunate nel dover subire intolleranza e persecuzioni. Ha sottolineato infine
l’importanza del dialogo praticato all’insegna della tolleranza che, nel suo significato
più autentico e secondo la lezione del filosofo Guido Calogero – ha sottolineato
il Gran Maestro – non è semplice sopportazione ma rispetto dell’altrui diversità. Con
questo spirito e in questa prospettiva, la Massoneria, che non è una chiesa,
guarda a tutte le fedi, consapevole di essersi via via trasformata da “corporazione
muratoria” in “Tempio dell’Umanità” dove uomini diversi per razza, per religione e
per credo politico “trovano un luogo comune per confrontarsi”.
Nella foto da sinistra a destra Bernardino Fioravanti, Riccardo Di Segni e Gustavo Raffi.