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8-1-2024

La ventilata chiusura del punto di primo soccorso dell’Ospedale “Di Liegro” di Gaeta denunciata dal Consiglio Popolare Ospedale di Gaeta non può lasciare indifferenti nemmeno gli abitanti dei comuni limitrofi, perchè chi fino ad oggi lo ha utilizzato si verrebbe costretto – per vedersi garantite le cure emergenziali – a spostarsi presso il “Dono Svizzero” di Formia, che però è noto per essere già di per sè congestionato.
Una situazione simile è vissuta dal punto di primo soccorso di Minturno, che è destinato anch’esso alla chiusura.
Spiega Rifondazione Comunista: «Non osiamo pensare al collasso a cui andrà incontro il pronto soccorso di Formia nel caso in cui ai pazienti di Gaeta e di Minturno si dovranno dirigere nella nostra città per ricevere le prime cure. D’altra parte l’ospedale formiano non ha mai purtroppo potuto usufrire degli interventi di rafforzamento necessari , in quanto sono rimasti tutti sulla carta, tant’è che la UIL ha denunciato che proprio il presidio ospedalerio formiano (in particolare Cardiologia, Dialisi e Neurologia, Ginecologia) presente una grave carenza di personale, tale da rendere impossibile la vita ai pazienti. È chiaro che siamo all’interno di in una logica tutta economica di risparmio e di taglio dei servizi e delle prestazioni a partire dai territori più periferici, che sono da sempre ai margini, tranne per interventi tampone di poco conto. Evidentemente il collasso della sanità pubblica fa comodo a quanti spingono per la sua completa distruzione e per il rafforzamento della sanità privata, con la quale solo chi avrà un’assicurazione privata potrà accedere alle cure sanitarie necessarie, mentre per gli altri ci sarà il completo abbandono. Non ci meraviglia, quindi, leggere dai giornali che la Legacoop è entrata improvvisamente in campo proponendo mutue integrative, e che sia nata Confcooperative per lanciare il welfare integrativo e che la Bocconi (tempio nel quale si celebra il dio denaro) veda nei fondi integrativi il business del futuro. D’altronde già il mancato finanziamento del sistema sanitario nazionale (pubblico) impone il ricorso al privato, ma questo solo ovviamente per chi ha un reddito che glielo consente. La conseguenza di questa criminale scelta è che sono ormai ben 11 milioni gli italiani che hanno rinunciato a curarsi per ragioni economiche. Però siccome al peggio non c’è mai fine. Ecco che con il varo – da parte del ministero della sanità – dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (noti anche con l’acronimo di Lea), con i quali molte delle cure e le prestazioni sanitarie oggi garantite ai cittadini gratuitamente o con compartecipazione minima alla spesa – diventaranno a pagamento. Si pagheranno ticket per 60,4 milioni di euro, riferisce la Cgil sulla base di stime del ministero della Salute. Circa 20 milioni arriveranno dai nuovi ticket derivati dallo spostamento di prestazioni dal regime Day Surgery a quello ambulatoriale; altri 40 dall’introduzione di nuove prestazioni ambulatoriali nell’elenco dei Lea. Alcuni siti anticipano che “sono ben 24 le prestazioni che si dovranno pagare e non saranno più gratuite: si va da interventi di piccola chirurgia come l’intervento per la cataratta o per il tunnel carpale, oppure dall’ernia al dito a martello, dall’impianto e ricostruzione del cristallino fino a interventi di artroscopia ed artroplastica. E ancora si pagherà per ernia inguinale, ombelicale e femorale con o senza protesi, calcoli renali, dita a martello, ricostruzione della palpebra e altre prestazioni ambulatoriali”. Il presidente del consiglio Renzi insiste che non devono essere definiti «tagli» ma «revisione di spesa», perché sono «benefici che vengono dall’imposizione dei costi standarda e che restgano alle regioni» e questo probabilmente perché non ha problemi personali di spesa. Nel caso in cui verranno confermati i tagli a rimetterci saremo – ancora una volta – noi cittadini, che ci vedremo costretti a rinunciare alle cure oppure a pagarle, qualora ovviamente i nostri salari lo permetteranno. Per contrastare tutto questo è necessario che associazioni, comitati in difesa del diritto alla salute, forze politiche non colluse, organizzazioni sindacali, si facciano sentire duramente per ottenere che si mettano da parte le cattive intenzioni dell’attuali forze che governano la nostra povera Italia, perchè altrimenti non ci resterà che suonare le campane a morte per la sanità pubblica e le nostre vite».


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