Parvapolis
8-2-2024
Daniele Nardi il 19 dicembre partirà per il Pakistan, ancora una volta. «L’uomo è andato sulla Luna ma mai d’inverno sul Nanga Parbat». Daniele Nardi, l’alpinista di Sezze tra i più noti al mondo, prepara i suoi Ottomila, nuotando in apnea nelle acque tiepide del Tirreno, grazie agli insegnamenti della sua amica Ilaria Molinari, vice primatista iridata con – 77 metri in assetto costante. Il 10 dicembre, durante una serata conviviale, il Panathlon Club International di Latina, di cui è socio onorario, lo saluterà con affetto prima di prendere l’aereo per una nuova esaltante avventura, molto attesa. Nardi né un alpinista nato a sud di Roma, uno dei pochi, che già a 16 anni scalava le montagne vicino casa sua, con uno spezzone di corda da imbarcazione. Un ragazzo tutto di un pezzo che ha creato molti progetti di solidarietà verso i bambini di Nepal e Pakistan ed è stato insignito del titolo di Ambasciatore dei diritti umani nel mondo. Il suo carattere è allegro, sincero e gioviale, gli piace insegnare alpinismo ed organizza per questo corsi di arrampicata, oltre a preparare – quando è libero da impegni sportivi – manager di aziende nel campo della motivazione lavorativa, grazie alle sue doti di praticante uno sport estremo. Un mental coach che tutti vorrebbero a disposizione. Daniele mostra la volontà di perseguire un progetto nato tre anni fa, al quale non vuole assolutamente rinunciare, lui è un caparbio da sempre, sono in migliaia ad ammirarlo. Per la terza volta, il setino Nardi passerà il Natale ai piedi della montagna più grande della Terra, quel Nanga Parbat alto 8.125 metri, che ha fatto entrare nella leggenda Frederick Mummery e Hermann Buhl e ha lanciato il grande Reinhold Messner. Lo scorso inverno Nardi non superò i seimila metri. Era solo e il tempo non lo aiutò, le condizioni atmosferiche sconsigliarono di proseguire nell’impresa. Quest’anno è, come nel suo primo inverno, con la francese Elisabeth Revol, aggancia un duro quanto importante polacco, Tomasz Mackiewicz e coinvolge un amico di altre spedizioni, l’abruzzese Roberto Delle Monache. Nardi è convinto: «Comunque vada farò un film di questi tre inverni ai piedi della faccia del Diamir», chiama un operatore video di alto livello e lancia una raccolta fondi su internet con l’obiettivo di raggranellare 15 mila euro. Il sistema si chiama crowdfunding. Con un’offerta di 10 euro ci si garantisce una cartolina dal campo base, con oltre mille e 100 un kit completo da spedizione. Ammaliato dai fenomeni che abitano il cielo, Nardi oltre a ricordare l’impresa sulla Luna sottolinea anche il successo del progetto Rosetta, con la sonda che si è posata e ancorata sulla cometa. Così definisce l’operazione «Gli astronauti moderni» e si prepara a ripartire per un sogno da realizzare che è nei pensieri di ogni himalaista. Nei giorni in cui il kazako Denis Urubko sarà con i suoi compagni sul K2 a inseguire l’altro Ottomila inviolato nella stagione fredda, Nardi affronterà l’acclimatamento sulla parete Diamir, quella che venne scesa nel 1970 dai fratelli Messner. Fino ad allora quella parete di roccia e ghiacciai giganteschi non era mai stata calpestata. I Messner furono i primi a salire la Rupal, parete opposta, e poi a compiere l’attraversata. Reinhold Messner ha sempre sostenuto che l’itinerario scelto da Nardi non è quello ottimale: «Una volta in cima allo sperone Mummery d’inverno non si può proseguire». Di lì si apre un grande plateau glaciale su cui si accumulano metri di neve, quindi attraversarlo è impresa titanica. Daniele è convinto che si può fare. Comunque non cambia idea. Con Elisabeth due inverni fa era riuscito a scalare una parte dello Sperone, lo scorso anno ha scalato uno dei «satelliti» del gigante Nanga Parbat, una punta che lui ha battezzato «Piccola» e che fa parte della cresta di roccia e ghiaccio del Ganalo Peak.