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8-2-2024

Torna prepotentemente d’attualità la figura di Maurizio Marchetti , il corridore antidoping di Sezze. Dopo essere stato radiato per uso di sostanze proibite, Danilo Di Luca ha raccontato in televisione la sua verità sul mondo del ciclismo: “E’ inconcepibile non fare uso di doping ed arrivare tra i primi dieci al Giro – ha dichiarato – mi sono dopato perché non vincevo più. Ci sono combine nel ciclismo, l’ho fatta e sono stato pagato. Un ciclista senza doping non esiste più, liberalizzarlo sarebbe la cosa migliore”. Nel 1997, Maurizio Marchetti, un corridore di Sezze che aveva appena firmato un contratto tra i professionisti, disgustato dal dilagare del doping nelle due ruote e da ciò che vedeva nelle gare in cui partecipava, chiese pubblicamente di potersi sottoporre a prelievi volontari di sangue per dimostrare la sua estraneità a qualunque pratica proibita. E allargò il suo invito ai colleghi corridori, in un ambiente dove il doping ematico era pane per quasi tutti, la sua proposta venne accolta con disprezzo. Maurizio pubblicò i suoi valori ematici , dopo il controllo al centro di medicina dello sport dell’Acqua Acetosa a Roma, sulla Gazzetta dello Sport che diede grande rilievo al fatto inusuale. Marchetti, dopo la denuncia, chiuse presto la sua breve carriera di atleta ma non arretrò un palmo rispetto alle sue idee: capovolgere il concetto di controllore che va a caccia del controllato, far diventare l’atleta un soggetto che non ha paura degli esami, anzi, li cerca come forma di tutela personale. Per 15 anni Marchetti ha girato continuamente tra scuole, biblioteche, società sportive del Lazio e del resto d’Italia per portare il messaggio dello sport pulito soprattutto tra i ragazzi. Ottenendo sempre gli stessi risultati: entusiasmo e grande accoglienza tra i giovani, sostanziale indifferenza delle istituzioni. Merito del lungo lavoro di sensibilizzazione dell’ex atleta, laureato in scienze motorie. Maurizio ha avuto, poi, un’idea eccellente: quella di una maglia etica antidoping, che andasse ad affiancarsi a quelle tradizionalmente in uso nel ciclismo: leader della classifica generale, miglior scalatore, miglior sprinter. Una maglia etica da mettere in palio nelle corse in linea e a tappe ai corridori che vincono uno speciale traguardo volante, il cui premio è… un controllo antidoping a cui sottoporsi. Maurizio Marchetti ora lo cercano in tanti: “Continuerò a combattere la mia battaglia – ha detto – mi ha fatto piacere che l’idea della maglia etica è stata presentata al Memorial Bardelli di Pistoia, una delle più importanti manifestazioni italiane contro il doping. La maglia è stata promossa dal vincitore del Giro d’Italia, Vincenzo Nibali, e da Alfredo Martini, ex commissario tecnico degli azzurri”.


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