Parvapolis
8-2-2024
L’erba alta nel parco, mi mette
sempre in crisi: voglio e nello stesso tempo non voglio che venga tagliata. Così alta mi
dà l’impressione che il parco sia abbandonato dagli abitanti, così alta vuol
dire che gli stessi abitanti poi, la loro vita, i loro spazi, sono trascurati
dalle istituzioni, per questo l’erba alta va tagliata, non è solo un problema
di pulizia e decoro, ma anche di psicologia sociale…
Però non voglio allo
stesso tempo. Non voglio che l’erba venga tagliata perché saltano fuori tutti i
rifiuti lì, abbandonati. Arrossisco solo al pensiero: immagino come una
simile operazione metta a nudo la nostra arretratezza di adulti, il nostro non pensiero da adulti sul mondo che
lasceremo ai nostri figli. Non è per niente difficile capire chi siamo e che
siamo: la nostra arretratezza e maleducazione si misura e va in proporzione
alla sozzeria che i nostri figli hanno raccolto e messo in evidenza oggi,
davanti alla loro scuola; perché quella immondizia siamo noi adulti a produrla,
noi che passeggiamo nel parco, noi che corriamo a piedi o in bicicletta nel
parco, noi che buttiamo carta, plastica, bottiglie, scatole in mezzo al verde,
noi che guardiamo indifferenti chi butta carta, plastica, bottiglie, scatole e,
con la coscienza miope, andiamo colpevoli e indifferenti per la nostra strada.
Chiedetene conto ai bambini, i piccoli spazzini di oggi…
Ho visto e ascoltato questi
ragazzi e mi sono sentito orgoglioso di quanti sono belli e bravi, pieni di entusiasmo, colmi di voglia di fare
e come stanno bene tutti insieme.
Ho intervistato anche gli adulti
poi: dicono che è una iniziativa per sensibilizzare ed educare i ragazzi alla cura
dell’ambiente. Mi vergogno: ma siamo matti? Si, penso di si. Ipocriti?
Decisamente. Ma come? sporchiamo noi adulti, mettiamo a pulire i nostri
ragazzini e vogliamo fare anche la morale? Piuttosto, penso con un forte senso
di colpa, che dobbiamo imparare dai nostri figli.
Ho visto una montagna di
sacchetti pieni d’immondizia davanti alla scuola “Don Milani” nel
quartiere Nuova Latina e ho pensato quanto arretrati dobbiamo sentirci oggi, un
15 maggio del terzo millennio. E’ la testimonianza visiva, semplice e concreta
della nostra regressione, gente vivente il terzo millennio.