«Si legge acqua, si scrive democrazia»

8-1-2024

Politica

«Si legge acqua, si scrive democrazia»

Domenico Guidi dopo la sentenza del Consiglio di Stato. «La riscossa dei Comuni»

«Con sentenza n.5501/2009 del 15 Settembre 2009 il Consiglio di Stato, cancellando l´originale ricorso della Provincia di Latina e di Acqualatina spa, ha definitivamente resa operativa la scelta d di alcuni Comuni (Anzio, Cori, Amaseno, Bassiano e il Comune di Aprilia) che, con diverse delibere, decisero di non approvare la convenzione di gestione con Acqualatina spa, e addirittura alcuni Comuni come Bassiano non hanno partecipato alla costituzione presso il Notaio della stessa Società». Scrive Domenico Guidi:
«L´Alto Consiglio con una lunga e motivata sentenza ha ribaltato la sentenza del TAR di Latina che aveva negato il potere d´intervento dei singoli cittadini.
 In sintesi è stato riconosciuto che:
la libertà del singolo Comune di non impegnarsi ulteriormente nell´ambito territoriale di gestione del servizio idrico, deve ritenersi piena e non soggetta a restrizioni di sorta, e per Bassiano è pienamente operativa la scelta di non approvare la convenzione e partecipare alla gestione;
i singoli cittadini utenti sono pienamente legittimati ad agire e ricorrere nei tribunali poiché l´erogazione del servizio pubblico rientra tra i diritti individuali fondamentali, oltre che collettivi;
  è legittimo l´intervento in giudizio dei cittadini-utenti che hanno esercitato i loro diritti fondamentali, disconoscendo alla convenzione di gestione le caratteristiche utili per assicurare un servizio pubblico efficiente e di qualità;
l´ATO4 e la Provincia di Latina sono due soggetti distinti e separati a cui non spetta alcun potere autonomo di veto e di ricorso alla Provincia contro le deliberazioni degli enti locali dell´ambito idrico.
Inoltre il Consiglio di Stato ha rilevato l´inefficacia della “manovra” della Conferenza dei Sindaci per farsi riconoscere il potere di agire per conto dei Comuni tentata in extremis a Dicembre 2008 e Febbraio 2009 votata ben due volte.
La smettano partiti e loro autorevoli rappresentanti di denigrare con l´appellativo di “capi popolo” quanti, non concordando con i loro interessi di gruppo e personali, percorrono strade autonome per affermare l´interesse collettivo, specialmente su una questione tanto vitale come la gestione dell´acqua!
Alla luce di tale sentenza è obbligo del Comune di Bassiano e del suo legale Avv. Costantini procedere nella messa in mora della società affinché vengano restituite le reti acquisite con un Commissario ad acta e ripristinata la gestione effettuata dal Comune e la riutilizzazione della sorgente di quota S.Angelo che per 150 anni ha fornito per caduta l’acqua al paese ed ora non utilizzata dal gestore Acqualatina che non la immette nelle reti ma la sversa lungo il fosso e certo non per potabilità della stessa sorgente, considerato che al di sopra vi è solo la vetta a 1536 del Semprevisa.
Certo ripercorrendo oggi le tante vicende della questione Acqualatina, ritornano alla mente le parole dell´ex amministratore delegato Morandi, e qualche mentore locale, che nell´agosto 2007 dichiarava ad una tv locale:   “i cittadini di Bassiano e di Aprilia ne usciranno con le ossa rotte”.
Da un lato una visione che vuole che attraverso l’acqua e la sua gestione si faccia lucro, si producano affari e dividendi per gli azionisti, che lascia che sia il mito del mercato regolatore a “scelga il migliore”; dall’altro chi come noi e come i tanti comitati ed associazioni riuniti nel Forum Nazionale movimenti acqua pubblica, propone di riportare i servizi idrici nel contesto di servizi pubblici privi di rilevanza economica. Servizi per i quali lo scopo non è fare lucro ed affari su beni indispensabili alla vita, ma gestirli in modo corretto e tecnologicamente moderni, al più basso costo possibile, e privi della spartizione politica cui oggi sono oggetti in tutt’Italia. Chi ha prioritariamente lo scopo di lucro, per sua natura intrinseca, deve soddisfare la sete degli affari e non quella dei cittadini. Non è possibile che si lasci che servizi tanto importanti sul piano sociale, ambientale e culturale siano delegati all’esterno degli enti locali. Anche perché, come dimostra pure l’esperienza di SEZZE con la DONDI, a che serve eleggere amministratori pubblici, consiglieri e sindaci, se poi di fatto non possono incidere sulla gestione di un servizio lasciato ai privati?
Negli anni si è rivelato lo scopo occulto di taluni fautori della legge Galli. Una legge che volendo riformare il settore idrico, giustamente segnava una discontinuità con il passato obbligando lo stato centrale e gli enti locali a trattare l’acqua ed il servizio idrico come una questione prioritaria per le sorti di un paese. Quella legge però portava in se l’idea perversa che affidando ad altri ciò che prioritariamente deve conoscere, sostenere e gestire la comunità pubblica, portasse automaticamente benefici per gli utenti, per l’ambiente e servisse ad abbassasse i costi pubblici e degli utenti. Si è voluto aggirare il problema di creare una efficace, buona ed economicamente sostenibile, organizzazione pubblica del servizio idrico, lasciando la gestione ai privati, creando le condizioni alle speculazioni che hanno fatto dell’acqua l’oro blu del nuovo millennio.
Risultato: tariffe sempre più alte non giustificate dal servizio avuto che attingono risorse non solo dai cittadini-utenti ma anche dai cittadini-contribuenti, attraverso il finanziamento pubblico continuo per le opere idriche più importanti. L’esempio del nuovo depuratore che dovrà essere costruito a Sezze con i nostri soldi-regionali ne è l’esempio calzante.
Proprio in questi giorni il governo ha accelerato quella riforma privatizzante dei servizi pubblici, compreso quello idrico, già iniziato con la riforma Lanzillotta della scorsa legislatura. Oggi più che mai è stato scritto nelle leggi che il servizio idrico deve essere gestito dai privati, ed agli enti pubblici corre l’obbligo di cedere le partecipazioni nelle società di capitali. Anche per quelle con completo capitale pubblico, dette “in house”, si è obbligati a cedere il servizio al mercato dei privati, giustificando il tutto “ con il rispetto delle regole della concorrenza comunitaria”. Tali regole però, è la stessa comunità europea a dirlo, valgono solo per i servizi pubblici di rilevanza economica. Quindi oggi la strada che rimane alle comunità locali è di dichiarare convintamene che il servizio idrico non è un servizio commerciale a scopo di lucro e quindi privo di rilevanza economica. Questa libertà di definire in ambito locale e nazionale quali servizi sono di rilevanza economica, rimane al momento l’unica arma per sfuggire alla voracità degli interessi privati rispetto a quelli pubblici della collettività, e gestire il servizio con enti di diritto pubblico».

«Mi auguro che Bassiano riesca a rescindere il cordone con Acqualatina e sia una dei primi comuni, che nel rispetto della normativa attuale nazionale e comunitaria si organizzi per gestire direttamente il servizio idrico, in modo efficace e sostenibile per le generazioni future e per le tasche dei cittadini. Oggi la crisi economica, per i soliti speculatori, è terreno fertile per fare guadagni vergognosi sui beni essenziali della comunità, che invece da sola e con i suoi amministratori deve trovare la forza di reagire, facendo anche cadere steccati politici che nulla hanno a che fare con la tutela di un bene tanto indispensabile.
Basti leggere le ultime iniziative da parte del Sindaco di Terracina Nardi che mi auguro abbia il coraggio di andare avanti partecipando e attivandosi per far sì che si legge acqua, si scrive democrazia. Questa la vera ragione del nostro impegno che travalica le faccende locali dell’acqua».


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