Parvapolis
8-1-2024
Riceviamo e pubblichiamo da Marilena Sovrani: “Leggo con rinnovato
stupore le dichiarazioni del senatore Michele Forte che elargisce perle di
saggezza politica senza dire (a mio avviso) granché. Dice di avermi candidata a
giugno ma di essersi accorto che “non si poteva vincere”. Bugia. Lui voleva
(pretendeva?) che facessi un passo indietro caldeggiando la candidatura di
Nicola Calandrini. A costo di ripetermi, confermo che la revoca del suo
appoggio è stata prevista, ragionata ed accettata dalla sottoscritta come
conseguenza della mia scelta di iniziare un nuovo percorso politico autonomo,
slegato dagli schemi di quella politica che viene definita “saggia”
ma che in realtà è figlia di una squisita spartizione di poltrone, paragonabile
ad una scialba partita a scacchi in cui a prevalere non è l’abilità amministrativa
ma solo l’interesse a dividersi una torta fatta di poltrone comode, un
interesse che svilisce l’attenzione nei confronti dei cittadini di Latina. Mi
sento estranea a questa logica. La luminosità degli slogan rivolti a Fazzone
sull’esigenza di fare politica non schiarisce l’orizzonte politico, lo farcisce
solo di una buona dose di populismo lontano dai veri obiettivi delle corazzate
partitiche delle quali non faccio parte. Mi piacerebbe conoscere i motivi per i
quali il senatore, a cui rinnovo la mia stima, ritiene Calandrini idoneo a
ricoprire il ruolo di primo cittadino. E’ davvero la consapevolezza di affidare
una città sommersa dai debiti alla persona giusta? O è solo la conseguenza di
un accordo di natura politica che sancisce un prevedibile gioco di squadra in
cui i ruoli (futuri) sono già stati disegnati? Non mi sento in competizione con
Forte, non siamo i piatti di una bilancia, non siamo due contendenti, rifuggo
dall’idea di coltivare l’idea della gara podistica. Il cortese invito (rivelatosi
alla fine dei giochi imperativo) a ritirare la mia candidatura è un affronto
verso chi, come me, antepone il benessere della città alle aggregazioni che
sembrano ma solo apparentemente essere costituite per il “bene”
(tanto per usare un luogo comune) della popolazione. I proclami, gli inviti
all’unione sono retaggio di una vecchia politica che gli elettori devono
contrastare”.