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8-3-2024

«Con un vero colpo di mano attuato nel silenzio delle chiuse stanze la Regione Lazio – incurante delle manifestazioni e delle iniziative di protesta degli operatori e di molti Comuni contro la Direttiva Bolkestein – ha approvato una Delibera di Giunta con la quale ha avviato di fatto la fase dei Bandi con la quale dovranno essere riassegnate tutte concessioni che scadranno il 5 luglio 2017.

A nulla sono valsi gli incontri, le lettere, gli appelli con le quali la nostra Associazione, ma anche altre della Regione Lazio, avevano chiesto al Presidente della Regione di sostenere gli ambulanti nella decisiva battaglia per chiedere al Governo ed al Parlamento la fuoriuscita del commercio ambulante dal D. Lgs. n. 59/2010 che ha recepito la Direttiva Bolkestein.

A nulla è valsa la Lettera Aperta inviata al Presidente Matteo Renzi e per conoscenza al Presidente Nicola Zingaretti; a nulla è valsa la Marcia dei Silenziosi del 9 giugno; a nulla è valsa la Manifestazione Nazionale del 28 settembre a Roma; a nulla sono valse le prese di posizione di decine di Sindaci e di Amministrazioni Comunali delle Province di Latina e di Frosinone.

Quando qualcuno si domanda perché la politica è distante, lontana dai bisogni dei cittadini, e sul perché i cittadini si disinteressano della politica, si interroghi sul come viene svolta la attività politica da chi governa Enti come la Regione Lazio, che in una circostanza così importante per migliaia di imprenditori e per le loro famiglie non ha voluto ascoltare la preoccupazione di chi vede messa a repentaglio la propria attività e l’unica fonte di sostentamento.

Come una pugnalata alle spalle la Regione Lazio ha così condannato alla morte uno dei settori economici più vitali che aggrega oltre 20.000 imprese ambulanti che offrono lavoro ad oltre 100.000 tra collaboratori e dipendenti, e migliaia di grossisti, artigiani e consulenti.

In più scarica sui Comuni – che già hanno problemi di carenza di organico ed organizzativi – la responsabilità materiale di gestire i Bandi e quindi di procedere sin da subito alla “espulsione” degli affittuari e degli attuali titolari che non sono in regola con il DURC o con altri problemi che potrebbero impedirne persino la partecipazione ai Bandi.

Nei tempi di crisi che stiamo attraversando, la Regione Lazio – invece di preoccuparsi di creare lavoro, sviluppo ed occupazione – ha invece deciso condannare da subito alla disoccupazione operatori che hanno subito i molteplici effetti del calo dei consumi, della crisi della domanda e dell’aumento della pressione fiscale.

Tra Mercati, Fiere ed altre tipologie di commercio su aree pubbliche (come i titolari di edicole, dehors, gazebi di ristoranti e bar e chioschi di fiori all’esterno dei cimiteri) stimiamo che i Comuni della Regione Lazio dovrebbero mettere a Bando, entro il mese di dicembre circa 500.000 posteggi.

Solo burocrati o menti distorte potevano partorire un disegno criminoso e così assurdo. E tutto questo è avvenuto con la silente complicità delle Associazioni di Categoria, che sono sempre più affamate di risorse per tirare a campare prima della loro morte per perdita di rappresentanza.

La nostra Associazione e gli ambulanti della Regione Lazio reagiranno con fermezza a questo attacco di stampo “sovietico” che spacciando una norma per liberalizzatrice di fatto fissa tra 7, 9 o 12 la data di morte di tutto il settore ambulante a partire dal 5 luglio 2017.

Quindi da quella data per tutti gli ambulanti del Lazio incomincerà un conto alla rovescia per le proprie attività al termine del quale le concessioni ritorneranno ai Comuni per essere messe nuovamente a bando con evidenza pubblica senza che gli stessi vi potranno nuovamente partecipare, in quanto “prestatori uscenti” a cui non si potra’ riconoscere “alcun vantaggio”». È quanto dice in una nota Marrigo Rosato dell’Associazione Pietro Ingrao.

Per queste ragioni è già stata convocata una Assemblea degli Operatori Ambulanti a Fondi, mercoledi 12 ottobre prossimo alle ore 17,00 presso la Nuova Sede (Istituto S. Francesco), dove saranno valutate le iniziative di protesta e la eventualità di un ricorso al TAR avverso la Delibera della Regione Lazio per i motivi di illegittimità che già sono stati valutati dai legali della nostra Associazione.


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