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8-3-2024
sto pomeriggio si è tenuta la conferenza di presentazione dell’indagine congiunturale di Federlazio alla presenza dell’assessore al Lavoro della Regione Lazio Lucia Valente; un focus sulle politiche attive del Lavoro e degli incentivi alle assunzioni in provincia di Latina e nel Lazio.
L’Indagine Congiunturale è stata redatta dall’ufficio studi di Federlazio su un campione di 350 imprese ed è relativa al primo semestre 2016.
Ecco l’intervento del Direttore di Federlazio, Saverio Motolese: «Proprio quando si sperava di vedere rafforzati quei segnali di una ripresa sia pur lenta e incerta se guardiamo al II semestre 2015, ci ritroviamo nuovamente di fronte ad un rallentamento del sistema produttivo laziale, che ci riporta indietro di qualche semestre fa.
Guardando al quadro regionale la percezione del momento congiunturale manifestata dalle imprese ci parla di un ritorno ad una incertezza e pessimismo.
Lo conferma la nostra indagine che ha voluto cogliere la percezione delle imprese su come si sta evolvendo la crisi economica dal loro punto di vista. Per il 43,4% delle aziende al momento non si intravede ancora alcuna via di uscita (lo scorso semestre ne era convinto il 31,2%). Sale la percentuale di chi crede che il peggio debba ancora venire (ora lo afferma solo il 3,3% degli imprenditori). Secondo il 53,3% si inizia a vedere una luce in fondo al tunnel.
Si nota, dunque, come, rispetto al semestre precedente, torna una certa negatività e ciò è confermato anche dalla percentuale di coloro i quali temono di dover chiudere l’attività nel prossimo semestre è più che raddoppiata rispetto alla nostra indagine precedente.
Varie sono le ragioni di questa situazione: il clima internazionale tutt’altro che disteso, il quale porta a rendere più difficile a volte impossibile la penetrazione commerciale delle nostre imprese in alcuni mercati (puntare su mercati esteri più virtuosi). Ma tutto può essere ricondotto sostanzialmente al fenomeno della debolezza della domanda, che anche la BCE, nella sua consueta indagine semestrale conclusa ad aprile scorso, considera il nodo principale che attanaglia l’economia dell’Europa.
Infatti dando uno sguardo a quelle che sono le problematiche maggiormente sentite dalle imprese della nostra provincia al primo posto resta proprio il problema relativo all’insufficienza della domanda: lo dice il 31,3% degli imprenditori. Altro problema è poi il ritardo nei pagamenti da parte dei clienti privati, secondo il 21,9% del campione, mentre scende la percentuale di aziende che ha problemi con i pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione (9,4%). Seguono le problematiche legate all’impossibilità di partecipare agli appalti e la mancata concessione/erogazione del credito bancario (lo dice il 3,1% degli intervistati).
A questi elementi di contesto generale, occorre affiancare questioni microeconomiche, che hanno a che vedere con le caratteristiche strutturali del nostro tessuto produttivo, regionale e nazionale. Un tessuto, com’è noto, caratterizzato da un’alta presenza di piccole imprese, che hanno necessità di compiere un ulteriore salto di qualità che le porti ad affrontare in modo più proficuo le dimensioni e le difficoltà dei mercati attuali. Il vero problema di questo paese e anche di questa regione, infatti, non è tanto quello di far “nascere” nuove imprese, quanto quello di farle “crescere” e di “rafforzarle” per far si che esse durino nel tempo per evitare il fenomeno della mortalità delle imprese.
Ma attraverso quali strade le aziende possono crescere non solo dimensionalmente? Vi è una prima modalità, indiretta diciamo così, che si ottiene attraverso la costituzione di reti tra impese. Essa consente di mantenere l’autonomia di ciascun soggetto imprenditoriale e al tempo stesso di creare delle sinergie e di raggiungere traguardi che sarebbero preclusi alla singola piccola impresa. Vi è poi una seconda modalità, diretta, che si ottiene invece attraverso processi di incorporazione e di fusione tra imprese diverse. Ciò consente di dare vita ad un nuovo soggetto imprenditoriale, più capitalizzato, più competitivo in grado di investire maggiormente sui processi d’innovazione: in questi anni gli investimenti su innovazione sono stati maggiormente funzionali all’obiettivo di creare nuovi prodotti e servizi.
Spesso l’imprenditore lamenta il fatto di lavorare in modo diseconomico allora l’avvio di iniziative imprenditoriali innovative può diventare la strada per traguardare crescita e sviluppo».
Questo è l’intervento dell’assessore Valente intervenuta in Federlazio per parlare di politiche attive del lavoro: «Come Amministrazione Zingaretti stiamo impegnando risorse e enegie per mobilitare tutti gli strumenti di Politica attiva del lavoro e promuovere opportunità di lavoro a disoccupati, giovani e inoccupati. Non vogliamo deludere una rinnovata fiducia che si sta diffondendo tra quanti sono alla ricerca di un posto di lavoro ma tutti, imprenditori, scuola, parti sociali, devono fare la propria parte”. Lo ha detto l’assessore regionale al Lavoro, Lucia Valente, intervenuta questo pomeriggio alla presentazione dell’indagine congiunturale Federlazio. Tra le misure ricordate da Valente, il Contratto di ricollocazione, il contratto di apprendistato, la Garanzia giovani che ha consentito la sottoscrizione di circa 10mila contratti di lavoro a tempo indeterminato a altrettanti ragazzi. “Anche le imprese, però – ha continuato Valente – devono fare un salto in avanti, essere aperte al nuovo e alle opportunità offerte dalle istituzioni.
Vogliamo evitare di calare dall’alto le politiche di sviluppo. Preferiamo coinvolgere i territori e programmare insieme le scelte. Come Regione abbiamo messo in campo numerosi strumenti, incentivi e contributi. Ci auguriamo una risposta positiva dagli imprenditori, compresi quelli della provincia di Latina».