Parvapolis
8-3-2024
Termometro in rialzo per le erogazioni bancarie destinate all’acquisto delle abitazioni. I segnali positivi emergono sulla base di un campione rappresentativo di banche, a coprire oltre l’80% del mercato, il quale attesta come nei primi nove mesi del 2016 il barometro CRIF segni un +11,6% di nuovi mutui su base annua. In aumento non sono solo i contratti, ma anche gli importi medi erogati. Molto è dovuto alle surroghe? Non più, se è vero che se ne evidenzia un deciso calo rispetto ai nuovi mutui acquisto, ciò consolidando la tendenza di progressivo recupero della domanda di essi verso i volumi pre-crisi. «Il trend nella nostra provincia è in termini percentuali assolutamente sovrapponibile al dato nazionale – commenta il presidente provinciale Fiaip Santino Nardi. Entrando nello specifico, nella nostra zona i mutui a tasso variabile rappresentano attorno al 43% delle nuove erogazioni complessive; mentre nei primi nove mesi dell’anno si è registrato un notevole incremento dei mutui a tasso fisso, che hanno raggiunto i due terzi delle nuove erogazioni». Gli Istituti insomma hanno allargato i cordoni? «In parte è così – risponde Nardi -, il termine della discesa di tutti gli indicatori economico finanziari e la prospettiva di una ripresa ormai visibile ha fatto sì che le banche siano tornate a concedere fiducia, seppur con tanta cautela e non certo come nel periodo ante 2007. Diciamo che le casseforti non sono più serrate a doppia mandata». Inoltre nel nostro Paese, recita il rapporto Fiaip, se è vero che per oltre l’85% vengono finanziati mutui destinati a cittadini italiani, una forte spinta al credito immobiliare è data dalla domanda sempre crescente da parte degli immigrati. «Vivono e lavorano in Italia, qui crescono i loro figli e costruiscono il loro futuro – spiega Nardi -; normale che, dopo anni passati a pagare l’affitto, anch’essi decidano di fare un mutuo e comprare casa. Lo scorso anno oltre il 13% dei mutui è stato concesso a cittadini stranieri in Italia, e l’accesso al credito rappresenta un aspetto di rilevanza cruciale nel processo di inclusione dei nuovi Italiani». Le nazionalità più rappresentate nella nostra zona sono quelle rumena (con una quota pari al 21,1% del totale), seguiti dagli albanesi (attorno al 5,9%) e dai marocchini (5,4%). La quota di domande effettuate da moldavi, ucraini, da cittadini dello Sri Lanka e dell’Ecuador è compresa tra il 2,8% e il 2,4%, mentre quella di senegalesi, indiani e cittadini del Bangladesh si attesta tra il 2,3% e il 2,0% del totale. «L’età media dei mutuatari stranieri che hanno sottoscritto un finanziamento ipotecario in Italia è 38,5 anni: in totale circa il 60% ha comunque meno di 44 anni – continua Nardi -; come è logico attendere la maggior parte dei mutui viene erogata per acquistare casa, motivazione che rappresenta il 95,8% del totale, mentre le sostituzioni e le surroghe costituiscono il 4,2%». Uno straniero su due sottoscrive mutui a tasso fisso, e la durata media dei mutui sottoscritti dagli immigrati è pari a 25 anni, per un importo mediamente intorno ai 120mila euro. Dall’analisi globale effettuata dal CRIF emergono anche situazioni curiose, come quella della comunità cinese, al quarto posto per presenze ufficiali, mentre per numero di richieste credito si colloca solamente al sedicesimo con una quota parte pari allo 0,9%, fornendo una conferma della ridotta propensione di quella etnia a ricorrere al circuito bancario tradizionale, preferendo forme di finanziamento alternative riconducibili alla cerchia familiare o amicale, comunque all’interno della proprio comunità. Dall’analisi della distribuzione delle domande di credito spicca anche la dinamica che caratterizza il comportamento dei cittadini provenienti dai Paesi dell’Africa sub-sahariana, ad eccezione dei senegalesi, che evidenziano un’attitudine a richiedere finanziamenti bancari decisamente inferiore alla media.
«Il business immobiliare non può più fare a meno degli stranieri, molti dei quali sono invogliati all’acquisto dai prezzi di vendita in calo rispetto alle locazioni, che hanno tenuto di più – conclude Nardi -; e val la pena di ricordare che il 13% sulla quota complessiva mutui è un dato che torna, perché è anche, con buona approssimazione, il contributo fornito dagli stranieri al Prodotto lordo italiano. Un dato su cui riflettere prima di lanciarsi in pregiudizi affrettati».