Parvapolis
8-3-2024
Prosegue il progetto artistico, “Benacquista Art Collection” presso l’Agenzia di Assicurazioni con il patrocinio del Comune di Latina. Gli uffici sono sede espositiva di 12 eventi di arte contemporanea di MAD Museo d’Arte DIffusa per tutto il 2022.
Massimiliano e Sabrina Benacquista con Fabio D’Achille hanno improntato questa iniziativa partendo da un calendario da tavolo che vede MAD e le società del Gruppo Benacquista, celebrare il biennio 2021-22 nel segno dell’Arte Contemporanea con un progetto socio-culturale.
Il calendario prevede che ogni artista “suggelli” a sé un mese del nuovo anno e di conseguenza esponga negli spazi comuni della sede di Benacquista Assicurazioni in via del lido a Latina.
Aprile e la primavera non potevano non ospitare un artista che “impone” alla sua pittura, la natura come cifra stilistica.
Artista ANTONIO FARINA
personale di pittura RIFLESSI
(15 oli su tela di diversi formati)
Periodo 1/30 aprile 2022
a cura di Fabio D’Achille
testo critico Marcella Cossu
con il Patrocinio del Comune di Latina
Latina Via del Lido 104
“La forza di Antonio Farina sta essenzialmente in quei suoi stralci di vegetazione – folta al punto da definirsi macchia, o giungla, così da impedire di filtrare al minimo raggio di sole – che invadono la tela prima da dritto e poi, riflettendosi in immoti stagni o canali, da rovescio. Sono canne, pini mediterranei, svettanti “calìps”, e poi, a pelo d’acqua, strani spannocchiamenti di rigogliose graminacee palustri mezze verdi e mezze bionde, un po’ marcite un po’ essiccate. Impossibile per chi scrive sottrarsi al magnetismo del profondo blu-verde degli specchi d’acqua, degli intrecci e contorcimenti delle radici, un po’ come accade per le mangrovie palustri della Louisiana: la rivisitazione lirica di un mondo semiperduto, quello della lestra, della palude, del canale pontino d’immemore fascinazione, da Sartorio a Indrimi, reinterpretato, desertificato e amplificato dalla metafisica individualissima di un artista così singolare, al punto da far dimenticare ogni varia ed eventuale connotazione stilistica, in virtù di uno straordinario quanto inatteso afflato emozionale. Io, almeno, di fronte a questi brani agresti, se chiudo gli occhi sento il bruciore di una vampa estiva e il frinire di grilli e cicale, l’incommensurata forza d’immedesimare l’immenso nella italica frammentazione…
Davanti alle lussureggianti visioni di Antonio Farina, condotte con inventiva ingenua e sapiente al tempo stesso, come non pensare, e da subito, ai paesaggi di riviera del grande Rousseau il Doganiere, caposcuola francese del movimento “naif”, nume tutelare di Guillaume Apollinaire, del giovane Picasso e dell’intera avanguardia storica del Bateau Lavoir? Lo stesso verde umbratile sottobosco, giungla domestica calligraficamente, ossessivamente descritta foglia a foglia, in ogni meandro; lo stesso affollamento dei fusti arborei a invasione del campo celeste; mancano, per adesso, in Farina l’Eva incantatrice, la Tigre o il Pitone del Doganiere: ma a fianco di una delle sue migliori giungle di canale pontino spunta solitario il profilo immobile dell’artista, mezzo uomo mezzo mangrovia, nuovo Homo Selvaticus di un’epoca estrema, a salvaguardia dell’estremo suo Eden.”