Sperlonga. Edoardo Bennato in concerto

8-3-2024

Eventi & Cultura

Sperlonga. Edoardo Bennato in concerto

Chitarra, armonica a bocca, tamburello e kazoo: questi i contorni di un personaggio che nei primi anni 70 si propone al pubblico con una linea musicale che attinge alle radici del rock’n’roll, al blues, mescolata con suoni mediterranei, tamurriate e melodia. I testi trattano soprattutto tematiche sociali; da una parte i potenti, dall’altra i deboli, la censura e la libertà d’espressione. Ed è così che, nel 1973, il “menestrello rock” Edoardo Bennato presenta al pubblico l’album “Non farti cadere le braccia”. Non è comunque questo il suo primo lavoro. Alle spalle ha una lunga gavetta di sette anni. Bennato nasce nel 1949 a Napoli, nel quartiere dei Campi Flegrei. Nei primi anni 60 è influenzato dagli artisti rock’n’roll, da Elvis a Jerry Lee Lewis, da Ray Charles a Chuck Berry, da Paul Anka a Neil Sedaka ma anche dalle sonorità di un Peppino Di Capri, che aveva stravolto la melodia italiana e partenopea in stile rock. La grande passione per la musica, spinge i genitori di Edoardo a fargli prendere – assieme ai fratelli Eugenio e Giorgio – lezioni di fisarmonica, anche se poi il loro indirizzo musicale si sposterà verso altri strumenti. I tre formano poi il Trio Bennato, esperienza che li porta addirittura a intraprendere una tournee in America Latina. Al ritorno in Italia, decide di intraprendere seriamente la carriera di musicista. Inizia a comporre canzoni, due delle quali, “Era solo un sogno” e “Le ombre” (scritte insieme a Sandro Portelli), destinate inizialmente a Bobby Solo, in un momento in cui il cantante romano è al massimo della popolarità, ma vengono poi incisi dal vivo nell’interpretazione del loro autore. Dovranno passare altri tre anni prima di ritrovare Edoardo sulla scena discografica.

È Sandro Colombini a introdurre il musicista napoletano alla Numero Uno, l’etichetta da poco formata da Mogol e
Lucio Battisti.
Con essa, Bennato incide
– tra il ’69 e il ’71 –
tre 45 giri che passano inosservati: “Marylou”, scritta insieme a Mogol, “1941”, cover omonima del successo di Harry Nilsson e “Good bye Copenhagen”, interamente scritta da lui.
Il musicista non è molto soddisfatto artisticamente ma, nei tre anni vissuti alla Numero uno, ha imparato
a conoscere i meccanismi del mercato discografico.

Un’esperienza in apparenza poco fruttuosa, proficua tuttavia per la formazione artistica futura, che lo porta ad allontanarsi momentaneamente dall’ambito discografico. Si trasferisce a Milano, dove lavora per una società che costruisce giochi, mentre si dedica con assiduità agli studi universitari di architettura. Tra un impegno e l’altro, il giovane musicista viaggia in Europa alla ricerca di nuovi stimoli musicali. A Londra fa addirittura il busker, ovvero il suonatore da strada, esibendosi per le vie e nelle stazioni della metropolitana.
Risultato di tutto ciò è una serie di nuove composizioni, che sottopone all’amico produttore Sandro Colombini.

Due anni dopo, nel 1973, firma un nuovo contratto discografico per la Dischi Ricordi. L’album di esordio, intitolato “Non farti cadere le braccia”, mostra sulla copertina un enorme fiammifero, che nel l’intenzione dello stesso musicista vuole significare l’ultima occasione prima dell’eventuale “buio totale”. Cosa che non si verifica.
L’album piace a pubblico e critica, che paragona Bennato al cantante americano Woody Guthrie. Tra i brani si fanno apprezzare “Un giorno credi” – il cui testo è scritto da Patrizio Trampetti della Nuova compagnia di canto popolare – “Rinnegato”, dedicata al fratello Eugenio, che nel frattempo è passato per strade più vicine alla musica folk, e “Lei non è qui… non è là”, scritta con Bruno Lauzi..

Incoraggiato dal risultato precedente, l’anno successivo esce con “I buoni e i cattivi”, più soddisfacente sia per il cantautore sia per i suoi discografici. Con questo lavoro si intensifica la linea rock-blues, mentre i testi propongono una più mordente ironia. Nel frattempo, Bennato si era distinto nei concerti italiani della Incredible String Band, di cui era stato applauditissimo supporter. Nell’autunno dello stesso anno, Edoardo è sul mercato con un 45 giri che ottiene notevole successo: “Meno male che adesso non c’è Nerone”, brano che anticipa di qualche mese l’album “Io che non sono l’imperatore”. Desta curiosità soprattutto il brano “Affacciati affacciati”, indirizzato a Papa Paolo VI e ripreso da un concerto organizzato dal movimento studentesco tenuto il 28 settembre del ’74 presso l’Università Bocconi di Milano. È lo stesso “architetto” Edoardo a realizzare la copertina, con il progetto di una ipotetica costruzione della metropolitana di Napoli. Dopo il successivo “La torre di Babele”, uno dei suoi lavori migliori, per il bluesman arriva l’album della svolta, “Burattino senza fili”, che consacra Bennato al grande successo popolare. Si tratta di un concept album che ricalca la favola di un Pinocchio moderno, con i relativi personaggi di contorno. Il disco resta per quattro mesi al primo posto delle vendite e, grazie a questo successo, si realizzano i primi videoclip di produzioni italiana. Questo straordinario exploit, tuttavia, porta Edoardo a isolarsi completamente. Solo tre anni dopo, incide l’album successivo, “Uffà! Uffà!”, il quale precederà di soli quindici giorni – caso stranissimo e mai più ripetuto da un artista italiano – un nuovo album dal titolo “Sono solo canzonette”. Quest’ultimo, ricalca la fortunata formula di “Burattino senza fili”, ovvero l’allegoria di una favola, che nello specifico è quella di Peter Pan. I due album si troveranno appaiati in vetta alla Hit Parade dei 33 giri, scavalcando addirittura un album storico e osannato come “The wall” dei Pink Floyd. Con questo, Edoardo ha raggiunto la vetta della propria carriera. Un suo concerto tenuto allo Stadio San Siro di Milano richiamerà ben 80 mila persone. Nell’83 è la volta di “È arrivato un bastimento”, che svolge un’attenta ricerca di suoni e, l’anno dopo, il suo primo live, “è goal”, che sarà sigla dell’appuntamento televisivo domenicale de La domenica sportiva. “Kaiwanna”, dell’85, mostra un Bennato impegnato in nuove sonorità elettroniche, con relativo sconcerto da parte dei puristi “bennatiani”.

“OK Italia”, inciso nell’87, e soprattutto “Abbi dubbi” dell’89, dal quale è estratto il successo dell’estate “Viva la mamma”, riportano decisamente in ascesa il musicista napoletano.
Gli anni 90 si aprono per Edoardo con un nuovo successo “Un’estate italiana”, cantato in coppia con Gianna Nannini, sigla del Campionato Mondiale di Calcio, che si svolge in Italia.
Questi anni vedono nuovamente Edoardo impegnato in interessanti produzioni discografiche: da Joe Sarnataro, suo pseudonimo per un album di chiara matrice blues, all’interessante “Il paese dei balocchi” del ’92; da “Se son rose fioriranno”(’94) a “Le ragazze fanno grandi sogni”(’95);
dalla rivisitazione con orchestra d’archi dei suoi più grandi successi, al più recente “Sbandato”.

Tanti anni di storia e di musica saranno questa sera a Sperlonga, a Valle Corsari. Infoline 0771.549600. Ingresso: 20 euro + diritti di prevendita


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