Parvapolis

8-2-2024

La vera e propria invasione di 200 minicestisti, vestiti con sgargianti canotte arancioni, della Smg Basket School, in via Eugenio di Savoia, invitati dai solerti commercianti del centro storico, ha riscosso un alto indice di gradimento. Una giornata all’insegna del divertimento, con grande promozione in mezzo alla gente per lo sport dei canestri, sempre meno visibile in Italia, dopo gli anni incredibili del boom. La professionalità degli istruttori è stata una componente essenziale. Gli impianti latinensi sono sempre pochi. L’arena di piazzale Prampolini è desolatamente chiusa: nessuno può entrare per giocare a basket, un vero peccato, tristezza e rabbia ad osservarla. E’ evidente il danno enorme per l’attività cestistica all’aperto – il famoso playground – unica possibilità di praticare lo sport dei canestri gratuitamente, in piena libertà, sul modello preferito da sempre dagli americani, i maestri del cesto da anni . L’impianto viene usato durante il mese di luglio solo per svolgere il famoso torneo Peppino Tosarello, poi l’avvilente chiusura, per inspiegabili motivi, nessuna società pontina che protesta per l’accaduto. Un comportamento anomalo da parte dell’amministrazione comunale di Latina che ignora un campo pubblico, pronto per ospitare decine di giovani; lo sport per tutti è passato – evidentemente – nel dimenticatoio, nonostante ne parlino diffusamente tutti gli organismi più importanti del mondo, se ne discute in convegni – affollatissimi – da anni ma senza grandi risultati. Solo efficienti strutture come quella di piazzale Natale Prampolini possono creare momenti di aggregazione e divertimento, senza l’assillo del risultato con la sola finalità del passatempo preferito. In quella location c’è la possibilità di usufruire, senza costi aggiuntivi per il Comune, degli accoglienti spogliatoi del pallone tensostatico intitolato a Giovanni Ceci, cestista scomparso prematuramente. Il playground del basket è fondamentale per trovare lo spirito giusto nello sport ed anche nella crescita, occasione unica e preziosa anche per migliorare sul piano tecnico, chi si reca a giocare il classico
ha la palla a spicchi nel sangue, non smette mai sino all’imbrunire. Gli allenamenti con l’allenatore non sono sufficienti per completare un giocatore giovane. Latina non dispone più di Palazzo Emme, ex Opera Balilla, Circolo Cittadino, tre punti nevralgici per giocare a basket, un totale di sei campi spariti. Negli oratori la pallacanestro viene praticata sempre meno, all’Immacolata in via Vico non c’è più il campo, presso i Salesiani non si gioca come un tempo, quando il Cos di coach Luciano Marinelli mieteva successi in tutta Italia, all’istituto Sani una coppia di canestri è buttata a terra, non sono mai stati utilizzati dalla scuola. Nessuno provvede a montarli ma i costi di spesa ci sono stati per l’Amministrazione provinciale, proprietaria dell’immobile. Un certo successo sta riscuotendo il campo della parrocchia San Luca nel quartiere Nascosa, bene organizzato dal parroco don Mario Sbarigia, sensibile al sociale. A San Massimo, in via del Lido, non si vede mai giocare, così come in piazza Berlinguer al Campo Boario. Lo sport all’aria aperta, salutare e benefico, è sicuramente la via migliore, specialmente con un clima mite come quello dell’Agro Pontino che permette di praticare la palla a spicchi per dodici mesi consecutivi. Il giovane che rimane fuori dai club, cerca una soluzione per non smettere l’attività sportiva, recandosi sui campi di basket all’aperto di oratori, quartieri, scuole, può proseguire. Il dirigente risponde, talvolta, ai genitori preoccupati di non avere spazio per tanti giovani, le ore di palestra a disposizione sono poche. E’ davvero così? Meglio aprire subito l’impianto di piazzale Prampolini, la grande incompiuta di casa nostra. O i nostri giovani dovranno recarsi sino a San Giovanni in Persiceto dove giocava su un campetto un certo Marco Belinelli?


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